L’origine del mondo Genesi 1:1-31
La Bibbia si apre con il libro della Genesi.
È scritta in ebraico e, secondo l’ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la sua redazione definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata al VI-V secolo a.C. in Giudea, sulla base di precedenti tradizioni orali e scritte.
Il racconto della Genesi inizia con la creazione del mondo, degli esseri viventi e dell’uomo da parte di Dio, seguito poi dalla storia dei primi esseri umani e quindi delle origini del popolo di Israele, iniziando dalla vita dei suoi patriarchi.
Cosa dicono gli studiosi sulle origini della Bibbia
Vi sono ovviamente pareri discordanti tra i vari studiosi: alcuni reputano che si tratti di un libro di storia religiosa, per altri si tratta di un libro allegorico e didascalico dove, anche se probabilmente molti particolari non sono reali, sono importanti le idee fondamentali di relazione con Dio. Un altro punto di vista è che il libro fa propri tanti racconti presi dalla mitologia dei popoli orientali.
Invece secondo i creazionisti cioè coloro che credono che l’Universo, la Terra e tutti gli organismi viventi siano originati da un atto divino, reputano, per l’appunto, che si tratti di fatti realmente accaduti sia da un punto di vista cronologico dato che i giorni della Genesi sono giorni solari, sia dal punto di vista degli avvenimenti narranti cioè realmente la donna fu generata dalla costola dell’uomo, e il serpente diede la mela del peccato ad Eva.
Tuttavia al giorno d’oggi grazie anche alle numerose scoperte scientifiche ed antropologiche, prima fra tutte le scoperte riportate da Charles Darwin nel suo libro “L’origine della specie” possiamo affermare che la nascita della Terra, così come quella dell’uomo, siano dovute ad un lento processo evoluzionistico che è avvenuto nel corso di lunghi periodi cronologici dette “ere” e che la Terra, la vita si sono originate grazie al famoso “brodo primordiale” pur non togliendo il fatto che dietro tale lungo, lento ma meraviglioso processo non si possa non scorgere la mano di Dio.
Ecco anche perché per accostarsi alla lettura della Bibbia bisogna avere una valida guida che sia in grado di aiutare il lettore nell’interpretazione di un testo che è stato scritto in un’epoca in cui il linguaggio e la comprensione dovevano essere commisurati a coloro che si aveva di fronte e parliamo per la maggior parte dei casi di persone che a malapena sapevano leggere, e che svolgevano lavori umili, senza dimenticare che all’epoca le donne non potevano accedere ad un’educazione scolastica adeguata. Pertanto il linguaggio non poteva non essere che quello di allegorie e racconti per cercare di far arrivare a tutti il messaggio contenuto nella Bibbia: “Dio è amore, e ci ha amati sin dal momento della creazione, ponendoci sulla Terra per diventare fratelli tra noi e insieme guardare a Lui e amarlo in qualità di nostro Padre”.
Pertanto mi limiterò ad analizzare alcuni brani biblici allo scopo di far conoscere ciò che Dio ha da dire a ciascuno di noi e cosa realmente vogliano dire determinati racconti biblici.
Analisi di Genesi 1:1-31
Per far ciò bisogna partire dal principio e cioè da Genesi 1:1-31
“¹In principio Dio creò il cielo e la terra.²Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.”
Questi sono i primi due versetti della Genesi che inizia con una parola chiave “IN PRINCIPIO” dall’ebraico בראשית bereshìt, che significa per l’appunto in principio cioè GENESI. I primi versetti dunque iniziano con l’affermare che sulla terra non vi era nulla era infatti “informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso”, quindi la Terra si trovava in una situazione di oscurità a richiamare il periodo storico in cui venne scritta la Bibbia.
Siamo nel periodo definito della “notte buia” quando Nabucodonosor II (634 a.C. – 562 a.C.) sovrano babilonese conquistò Gerusalemme distruggendo il Tempio di Salomone e causando la prima deportazione del popolo ebraico meglio nota come “esilio babilonese”. E’ il tempo delle tenebre che condurranno poi alla luce. Da ricordare è che non vi fu un solo autore a scrivere la Bibbia ma essa è stata scritta da un insieme di persone ecco anche perché la Bibbia va interpretata insieme a qualcuno essendo stata scritta in comunità e ciò è un principio ESEGETICO in quanto la PAROLA deve risuonare all’interno delle comunità cristiane.
Ritornando alla parola “in principio” bisogna sottolineare come è stata scritta in ebraico in quanto ha un profondo significato. Innanzitutto ricordiamo che l’ebraico, va letto da destra verso sinistra per cui, analizzando la parola in questione: בראשית e in particolare la prima lettera “ ב”, noteremo che si tratta della bet cioè la seconda lettera dell’alfabeto ebraico ed è resa come se fosse una sorta di casa ciò ad indicare che Dio voleva creare una casa per tutti. Inoltre guardandola attentamente si può notare che sulla sinistra presenta un’apertura, ciò a simboleggiare che ognuno di noi porta un vuoto dentro di se indispensabile, per poter incontrare Dio e i nostri fratelli.
Presa singolarmente solo una lettera della prima frase che si incontra in Genesi ci accorgiamo di quanto la Bibbia sia un libro intriso di un profondo significato, e ci fornisce uno spunto interessante di riflessione: noi siamo un luogo vuoto, attraversiamo dentro di noi il deserto anelando e cercando Dio e lo si può trovare riscoprendo la preghiera in noi stessi, quando preghiamo, non vi sono più tenebre, ma accendiamo una luce nel vuoto.
Bellissima è l’immagine racchiusa nel secondo versetto che recita: “le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.” Lo Spirito quindi si muoveva, aleggiava quasi come se danzasse in realtà stava covando cioè fecondava le acque per dar vita al creato. Quindi questo versetto ci vuol indicare una cosa fondamentale e cioè che nella notte bisogna preparare la luce, bisogna cioè fecondare le tenebre.
Dio stesso abitava nelle tenebre e ciò è un invito per noi a non aver paura perché Dio abita anche lì e lì che le feconda.
Genesi 1:3-4
“³Dio disse: «Sia la luce!». E luce fu. ⁴Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre ⁵e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.”
Al terzo versetto Dio inizia la sua opera creatrice e cosa fa? SEPARA. E’ indispensabile nella nostra vita fare delle separazioni tra ciò che è bene per noi e ciò che è male, ciò che ci può aiutare a crescere e ciò che ci causa dolore. Come opera Dio questa separazione? Dando un nome ad ogni cosa che crea.
Questo è un principio fondamentale che tutti noi dovremmo tenere sempre a mente: è dando un nome alle cose, anche a quelle più sgradevoli e irritanti in noi che le porta alla luce, dandole una connotazione precisa permettendoci così di operare una separazione facendoci diventare persone nuove.
In questo versetto è Dio stesso che ci indica come uscire dalle tenebre: “sia luce!”.
E’ gettando una luce sulle nostre tenebre che possiamo vederne la via d’uscita. Molto forte è la parola “luce” scritta in ebraico “ אור” che si legge Ohr e che significa sia PELLE che CECITA’ e questa parola la si ritroverà nel versetto in cui parla della nascita dell’uomo da parte di Dio ad indicare che Dio crea la PELLE DI LUCE, quindi noi siamo persone create dalla LUCE e dobbiamo amare l’altro, far pace con l’altro altrimenti si diventa ciechi; ogni volta che “freghiamo” l’altro entriamo nelle tenebre. E ’la pelle che ci fa sentire l’altro, essa è il nuovo luogo d’incontro per incontrare l’altro. Ovviamente se iniziassimo a volerci più bene e ad uscire dai nostri silenzi non è detto che l’altro non possa ferirci ma è un rischio che ognuno di noi deve correre perché la luce si incontra ogni volta che ci raccordiamo con l’altro.
I versetti successivi continuano col racconto della creazione di Dio: il secondo giorno creò il cielo, il terzo giorno separò il mare dalla terra e creò la vegetazione, il quarto giorno la luna, le stelle e il sole, il quinto giorno creò gli animali del cielo, e delle acque; il sesto giorno creò gli animali sulla terra e l’uomo e il settimo giorno, quando la sua creazione era ormai ultimata si riposò.
Analisi sulla Bibbia
Ora, bisogna fare alcune precisazioni: la Genesi colloca la creazione durante un arco temporale di sei giorni. Ovviamente non si può pensare che Dio abbia davvero realizzato tutto ciò in sei giorni (non che non potrebbe farlo) ma perché ovviamente gli studi geologici, antropologici e storici dimostrano che la storia della terra è suddivisa in ERE che indicano lunghi periodi di tempo (si parla di milioni di anni) durante i quali la nostra Terra ha avuto inizio e ha subito profonde trasformazioni.
A questo proposito ci viene in aiuto la Teoria del Big Bang secondo la quale l’universo ha avuto origine da un’immensa esplosione, avvenuta circa 13 miliardi di anni fa, e dalla quale è nata la materia.
Ciò che forse non tutti sanno è che questa teoria è stata studiata, elaborata e scoperta da un religioso in barba a coloro che dicono che scienza e fede non vanno d’accordo. Si tratta del fisico ed astronomo Georges Lemaître, sacerdote gesuita belga, che nel 1927 attraverso i suoi mise assieme la Relatività di Einstein e l’espansione dell’universo osservata dall’americano Edwin Hubble, chiamandola ipotesi dell’atomo iniziale.
Egli infatti fu il primo a capire che lo spostamento verso il rosso della luce delle stelle era la prova dell’espansione dell’universo e a proporre la legge di Hubble, secondo la quale vi è una proporzionalità fra distanza delle galassie e loro velocità di recessione. Pubblicò quindi, nel 1927, infatti, la teoria del Big Bang, basata sulla relatività generale, che spiega entrambi i fenomeni. Lemaître fu sempre sostenitore dell’espansione illimitata dell’universo e a questo scopo conservò nel suo modello la costante cosmologica, proposta da Einstein, ma abbandonata da lui e da quasi tutti gli altri fisici dopo la scoperta del Big Bang. L’espansione illimitata e l’uso della costante cosmologica furono generalmente accettati solo dopo che venne scoperta l’accelerazione dell’espansione dell’universo. Ciò però ebbe luogo solo nel 1998, oltre trenta anni dopo la morte di Lemaître.
In molti ritengono che la Chiesa non accetti questa teoria. In realtà la Chiesa non ritiene affatto che la teoria del Big Bang contraddica la fede cattolica, anzi le critiche maggiori sono venute proprio da quel mondo ateo che si dice fervente sostenitore della scienza come l’astronomo Fred Hoyle, che si è sempre opposto fermamente, senza dimenticare nell’ufficialmente atea Unione Sovietica del 1948, gli astronomi si trovavano d’accordo nel combattere la teoria di Lemaître, che essi criticavano come “reazionaria” e “di aiuto al clericalismo”. La causa dell’opposizione di molti atei alla teoria del Big Bang era che questa teoria, pur non dando prove della dottrina della creazione, era percepita come intuitivamente in armonia con essa, poiché difendeva la creazione “dal nulla” che ha inizio con la luce (cfr. Gen 1,3).
Certamente la teoria afferma che con il Big Bang tutto ha avuto un inizio, e che quindi prima di quel momento, non vi era nulla, nemmeno lo spazio vuoto e buio, né spazio, né tempo.
Ma dato che spazio e tempo sono due elementi inscindibili, non ha nemmeno senso chiedere “cosa c’era prima” perché non esistendo il tempo non ci può essere nessun prima. Ciò porta ad una conseguenza, per alcuni banale, che venne riportata nel V secolo da Sant’Agostino nelle sue Confessioni.
Egli afferma che se il Creatore del mondo esiste, (Dio o qualunque nome si voglia dare a colui che ha ideato il creato) è un essere che vive al di fuori del nostro tempo. Non può aver creato il mondo durante il tempo, ma deve averlo creato con il tempo.
Energia, materia, spazio, tempo: tutto è stato creato assieme.
E come era stato per l’atomo primordiale di Lemaître, ancora una volta un ragionamento sulla nascita dell’universo, va a combaciare con i dogmi di alcune religioni, in particolare con quelle che nella loro fede comprendo l’atto della creazione tra le quali Ebraismo e Cristianesimo – che hanno in comune parti della Bibbia – e che vedono in Dio l’essere eterno creatore del mondo.
“Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.”
Leave a comment